TROPPO RADON ALL’ISTITUTO NAZIONALE DI OCEANOGRAFIA OGS DI TRIESTE

Le concentrazioni del gas radioattivo nell’attuale quartier generale dell’istituto impongono l’accelerazione del trasloco: torna d’attualità l’opzione dell’antico scalo.

TRIESTE C’è del radon all’Ogs di Borgo Grotta Gigante. Le fuoriuscite di questo gas nocivo non sono una novità per l’altipiano, ma per la sede carsica dell’Istituto nazionale di Oeanografia e Geofisica sperimentale sono una presenza costante. «È un problema molto serio che stiamo affrontando e che quando la sede fu costruita non si teneva in considerazione», conferma la direttrice generale Paola Del Negro. La questione non era mai finita sotto i riflettori, ma i dipendenti Ogs convivono con misurazioni e spazi inagibili, dosando il lavoro in presenza. Per venire a capo dell’ospite spettrale servono «interventi strutturali», dice la direttrice. Una ragione in più per cercare una sede sul mare in città, magari in Porto vecchio, dove ha avuto l’apertura del Comune.

Il radon

Il radon è un gas nobile, inodore, incolore e soprattutto radioattivo che esala naturalmente dalle aree di roccia fratturata. Il Carso è tutto una frattura e, pur non avendo rocce con alta radioattività naturale, può alitare concentrazioni elevate di radon, che possono infiltrare gli edifici soprastanti. Negli anni Sessanta, quando furono costruite le prime palazzine delle quattro che ora compongono il complesso, non ci si poneva il problema.

Il monitoraggio

È soltanto nel 2010 infatti che l’Ogs stipula una convenzione con l’Arpa regionale per il monitoraggio delle concentrazioni. Racconta Del Negro: «Da anni facciamo un monitoraggio continuo, anche attraverso un esperto di radioprotezione. Regoliamo l’esposizione attraverso le presenze dei lavoratori nelle stanze, dando un tempo massimo di permanenza nei singoli uffici. Ragioniamo in termini di smart working, facendo sì che i lavoratori siano sempre sotto la soglia di rischio».

L’istituto, assicura, ci va con i piedi di piombo: «Noi ci siamo dati una soglia molto precauzionale. Sabato e domenica non lavoriamo, le valutazioni che facciamo sono assolutamente sopradosate rispetto alla presenza delle persone. Abbiamo spostato altrove quelle che devono stare in presenza. In una delle palazzine più vecchie non staziona più nessuno».

Gli interventi

Ma come se ne esce? «Adesso finalmente c’è un elenco di geometri e ingegneri esperti in trattamenti con cui capire quali interventi strutturali fare. Bisognerebbe demolire e ricostruire, ma il costo è rilevante. Un intervento strutturale è iniziato in una palazzina, negli altri posti applichiamo interventi di mitigazione e buone pratiche».

Al netto della stagione, arieggiare è prassi minima all’Ogs carsico: «Una volta un collega andò in Antartide per dei mesi e quando tornò nel suo laboratorio c’era una concentrazione molto elevata – ricorda Del Negro -. Arieggiare, soprattutto dopo il fine settimana, è fondamentale».

Ipotesi Porto Vecchio

I lettori ricorderanno che all’inizio del giugno scorso il sindaco Roberto Dipiazza aveva aperto nuovamente all’ipotesi di trovare una casa per Ogs in Porto vecchio. Dal Municipio ci sono conferme che il discorso stia proseguendo in sintonia con le premesse iniziali. La direttrice Del Negro è cauta in materia di Porto vecchio ma, stante il radon, conferma che una nuova sede farebbe comodo: «L’istituto cerca una sede in città, vicino al mare, in modo da spostare parte del personale di Borgo Grotta Gigante. Sull’altipiano resterebbero la parte geologica e geofisica, e non avremmo più bisogno di usare il piano inferiore, così da avere un minimo di garanzia».

La nuova legge

La nuova legge del 2022 ha ridotto da 500 a 300 Bq/m3 (becquerel su metro cubo) il limite massimo e introdotto nuovi criteri a regolare l’esposizione del lavoratore: «La norma impone grande prudenza, noi ci siamo attenuti sempre a questo principio e abbiamo un numero di esposti molto basso, monitorati dal medico competente, esperto in radioprotezione». Conclude la direttrice: «Contiamo di non avere proprio più esposti, l’anno prossimo».

Tratto dal Il Piccolo

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