TRIBUNALE DI MILANO: DOPO CASI DI CANCRO DISPOSTA LA CHIUSURA DI UN UFFICIO PER ALTE CONCENTRAZIONI DI RADON

Il locale chiuso ospitava i ‘corpi di reato’. La decisione dopo una perizia disposta su sollecitazione dei lavoratori preoccupati per cinque casi di cancro.

La presenza di gas radon sopra i livelli di sicurezza previsti dalla legge è stata la causa della decisione del Tribunale di Milano di rendere “inaccessibile” l’ufficio sotterraneo dove sono conservati i ‘corpi di reato’. Questo locale è solitamente frequentato da sei impiegati di un altro ufficio che si occupano di effettuare gli inventari dei beni sequestrati dalla magistratura.

La decisione è stata presa dopo che i lavoratori hanno richiesto una perizia, preoccupati dal fatto che negli ultimi anni cinque persone su dieci che lavorano negli uffici ‘Archivio generale’ e ‘Corpi di reato’ si sono ammalate di cancro.  Questa situazione solleva serie preoccupazioni per la sicurezza e la salute dei lavoratori che hanno frequentato l’ufficio per molti anni. È necessario prendere misure urgenti per proteggere sia i dipendenti che i beni sequestrati, garantendo una corretta gestione del gas radon e riducendo il rischio di cancro.

Alla fine del gennaio del 2022 la Procura Generale aveva affidato a una società il compito di mettere cento dosimetri in una decina di locali che si trovano nei piani inferiori del Palazzo di Giustizia per misurare la presenza media in un anno del gas radon ipotizzata dai rappresentanti sindacali dei lavoratori perché ‘tipica’ degli ambienti sotterranei.

Dagli esiti è emersa una elevata concentrazione, oltre i limiti di sicurezza in un locale.  Gli altri  vani  all’interno del Palazzo di Giustizia monitorati non hanno superato il limite di presenza media di radon ipotizzato dai rappresentanti sindacali dei lavoratori. Il radon è considerato una sostanza cancerogena per l’uomo, ed è classificato insieme ad altre sostanze pericolose come il benzene e l’amianto.

I lavoratori avevano raccontato di avere più volte  fin dal 2007 “interessato gli organi competenti della presenza di gas radon oltre che della circostanza di patologie oncologiche gravi contratte da alcuni lavoratori impegnati nelle attività in questi locali, che si trovano 3-4 metri sotto al livello della strada, con tutta probabilità causate dall’esposizione di gas radiogeno”.

E avevano aggiunto che “è stata violata in modo reiterato la normativa prevista dall’articolo 65, comma 1, del decreto legislativo 81 del 2008, che vieta l’utilizzo dei locali sotterranei e semisotterranei per qualsiasi attività lavorativa”. Il presidente della Corte d’Appello  e la procuratrice generale  si erano attivati subito per le verifiche sulla sicurezza dei lavoratori, una tempestività apprezzata dai lavoratori “per la sensibilità mostrata sul tema della sicurezza del personale”.

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