RADIOATTIVITA’ AMBIENTALE IN ITALIA: LE MAPPE DELL’ISIN

Nel nostro Paese il controllo sulla radioattività ambientale è regolato dal D.Lgs. 101/2020. Il Ministero della transizione ecologica (già Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare) esercita il controllo sulla radioattività ambientale, mentre il Ministero della salute esercita il controllo sugli alimenti e bevande per il consumo umano e animale.

Il complesso dei controlli è articolato in reti di sorveglianza nazionali e regionali. Le reti regionali sono gestite dalle singole Regioni. Le reti nazionali sono la REte nazionale di SOrveglianza della RADioattività – RESORAD, le reti di allarme dell’ISIN (REMRAD e GAMMA) e la rete di allarme gestita dal Ministero dell’Interno. A queste vanno aggiunte le reti di sorveglianza locale della radioattività ambientale degli impianti nucleari, gestite dagli esercenti degli impianti stessi, sulle quali l’ISIN svolge la funzione istituzionale di controllo.

il gas radon in Italia

Il radon, in assenza di eventi incidentali, rappresenta la principale fonte di esposizione alla radioattività di origine naturale per la popolazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha valutato la cancerogenicità del radon fin dal 1988 e lo ha inserito nel Gruppo 1 degli agenti cancerogeni per l’uomo. Stime consolidate da decenni a livello mondiale attribuiscono al radon la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di tabacco con un rischio proporzionale alla concentrazione. Il radon è un gas radioattivo prodotto dal decadimento dell’uranio, presente naturalmente nei suoli e nelle rocce con concentrazioni diverse a seconda della loro composizione. Il radon emesso dai suoli, in maniera diversificata a seconda della geologia del territorio, è presente ovunque nell’aria che respiriamo ma, mentre all’aperto si disperde non raggiungendo elevate concentrazioni, nei luoghi chiusi (indoor radon – abitazioni, scuole, ambienti di lavoro, edifici in generale) si accumula raggiungendo, in alcuni casi, concentrazioni tali da comportare un elevato rischio per la salute. Alcuni materiali da costruzione e l’acqua costituiscono sorgenti secondarie di radon. Ulteriori cause, quali le modalità di costruzione degli edifici, con particolare riferimento all’attacco a terra, e le abitudini di vita degli occupanti, possono incidere sulla presenza di radon. L’insieme di questi fattori, tutti molto variabili, contribuisce a una distribuzione spaziale della concentrazione di radon indoor fortemente diversificata sul territorio, principalmente governata dalla geolitologia locale. Anche tra singoli edifici simili e vicini tra loro è possibile riscontrare un forte differenza della concentrazione di radon.

Nel 2020 è entrato in vigore il Decreto Legislativo del 31 luglio 2020, n. 101 di attuazione della Direttiva 2013/59/EURATOM del Consiglio europeo, il quale introduce importanti novità in materia di prevenzione e protezione dalle radiazioni ionizzanti adeguando la normativa nazionale a quando previsto in sede europea.

Per la prima volta nell’ambito della protezione dall’esposizione al radon vengono inclusi nella norma gli ambienti residenziali (abitazioni), inquadrati come situazioni di esposizione esistente al pari dei luoghi di lavoro. I livelli massimi di riferimento, in termini di valore medio annuo della concentrazione di attività di radon in aria, sono fissati pari a 300 Bq m-3 per i luoghi di lavoro e per le abitazioni esistenti, e a 200 Bq m-3 per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024. Per i luoghi di lavoro è inoltre fissato un livello di riferimento in termini di dose efficace annua pari a 6 mSv.

Le disposizioni relative all’esposizione al radon nei luoghi di lavoro, si applicano nei luoghi di lavoro sotterranei, nei luoghi di lavoro semisotterranei o situati al piano terra all’interno delle aree prioritarie (in cui si stima che la concentrazione media annua di attività di radon in aria superi il livello di riferimento in un numero significativo di edifici), in specifiche tipologie di luoghi di lavoro identificate dal Piano nazionale d’azione per il radon, e negli stabilimenti termali.

In tali luoghi di lavoro l’esercente è tenuto ad effettuare la misurazione del radon avvalendosi di servizi di dosimetria riconosciuti e, nel caso si verifichi un superamento del suddetto livello di riferimento, a porre in essere delle misure correttive per ridurre la concentrazione al livello più basso ragionevolmente ottenibile. In tale ambito, il D.Lgs. n. 101/2020 introduce per la prima volta la figura professionale dell’esperto in interventi di risanamento radon (geometra, architetto, ingegnere), il quale deve essere in possesso di specifici requisiti in materia. Qualora nonostante l’applicazione delle misure correttive la concentrazione di radon rimanga superiore al livello di riferimento, l’esercente deve effettuare la valutazione delle dosi efficaci annue avvalendosi dell’esperto di radioprotezione. Nel caso in cui i risultati delle valutazioni risultino superiori al livello di riferimento in termini di dose efficace pari a 6 mSv/anno l’esercente è tenuto ad applicare taluni provvedimenti previsti dal Titolo XI “Esposizione dei lavoratori”.

Il rinnovato quadro normativo prevede inoltre l’attuazione del Piano nazionale d’azione per il radon, nell’ambito del quale individuare le strategie, i criteri e le modalità di intervento per prevenire e ridurre i rischi di lungo termine dovuti all’esposizione al radon.

Tra le funzioni che il nuovo decreto attribuisce a ISIN in materia di radon, vi sono quella della raccolta e registrazione dei dati prodotti a livello nazionale dalle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente (ARPA APPA) e dai servizi di dosimetria, all’interno della sezione RADON nel nuovo portale web SINRAD (Sistema Informativo Nazionale sulla Radioattività). Inoltre ISIN assicura il supporto ai Ministeri competenti nell’ambito del Piano nazionale d’azione per il radon.

L’ISIN svolge inoltre attività di monitoraggio e controllo del gas radon indoor attraverso proprie indagini di misura.

Negli anni ’90 l’ISIN, allora ENEA-DISP, e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con gli assessorati regionali alla sanità e con i Centri di Riferimento Regionali per il Controllo della Radioattività Ambientale, oggi confluiti nelle ARPA APPA, hanno svolto un’indagine nazionale sulla concentrazione di radon in circa 5.000 abitazioni, dalla quale è stata stimata la concentrazione media nazionale di radon pari a 70 Bq m-3, valore superiore alla media europea pari a circa 55 Bq m-3 e a quella mondiale pari a circa 40 Bq m-3. Le concentrazioni medie misurate dalle Regioni e dalle Province autonome hanno mostrato valori che oscillano da circa 25 Bq m-3 a circa 120 Bq m-3. A livello nazionale si stima che in circa il 2% delle abitazioni la concentrazione media annuale di radon sia superiore a 300 Bq m-3.

L’ISIN ha elaborato una carta tematica delle concentrazioni medie comunali di radon.

L’unico modo per avere una stima affidabile della concentrazione di radon in una specifica abitazione è quello di effettuare una misura diretta, che costa indicativamente, esclusi eventuali sopralluoghi, alcune decine di euro. Vedi la mappa nazionale

Puoi richiedere i dosimetri per misurare il gas radon cliccando qui

Puoi contattare un tecnico specializzato: la legge ha stabilito che possono agire i geometri architetti e ingegneri iscritti all’albo che siano in possesso di un apposito attestato di qualifica conseguito dopo la partecipazione ad un corso universitario dedicato di 60 ore. (Chiedi sempre che il tecnico esibisca il suo attestato, per evitare eventuali truffe)

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